UAE-Emirates, Aru: “Ho avuto problemi fisici, di testa. Ora voglio il riscatto e vittorie”
Per Fabio Aru non è stato facile archiviare il 2018. Il corridore della UAE-Team Emirates ha vissuto un anno che peggiore era difficile immaginare e per questo motivo il 2019 rappresenterà per lui una stagione doppiamente importante. Ancora indeciso se correre il Giro d’Italia 2019 oppure il Tour de France 2019, o magari anche entrambi, il sardo sa che la prima cosa da fare è ritrovare quelle sensazioni in corsa che lo hanno accompagnato fino al Tour de France 2017.
Il motivo della debacle dello scorso anno non è ancora chiara neanche al vincitore della Vuelta del 2015: “Non sono il tipo che si nasconde – ammette al Corriere della Sera – Ho avuto problemi fisici, di salute, di testa. Non ho mai perso la consapevolezza di quanto valgo ma non sono più riuscito a esprimere il mio valore. Non so dire a parole quanto dolore e quanta fatica ho fatto certi giorni: sono sceso dalla bici solo quando la sofferenza era insostenibile. Mi piacerebbe poter dire: ho fallito per questo e quel motivo. Ma non l’ho trovato“.
Molti addetti ai lavori hanno puntato il dito contro la preparazione invernale e contro i tecnici della squadra emiratina, cosa che Aru non smentisce: “La struttura della squadra è stata rivoluzionata. Adesso dell’allenamento si occupano tecnici specializzati, che vengono dalle Università di Boulder e Cape Town. È un approccio diverso: sono certo darà ottimi frutti. […] Sto bene, sono ottimista, ho voglia di riscattarmi e vincere“.
L’ex Astana ha dimostrato grande umiltà rinunciando alla convocazione per il mondiale di Innsbruck 2018, il che lo ha aiutato anche dal punto di vista mentale: “Del 2018 salvo solo un gesto, fuori corsa: la telefonata con cui ho comunicato a Davide Cassani che non ero in grado di onorare la maglia azzurra che mi aveva riservato al Mondiale di Innsbruck. Partecipare era il mio sogno ma mi sarei sentito una m… a togliere il posto a chi lo meritava. Quella decisione è stata un gesto di umiltà liberatorio“.
Del suo programma di corse sa ancora poco e solo nei prossimi giorni prenderà le decisioni finali, ma quel che è certa è la voglia di esordire alla Liegi-Bastogne-Liegi, pensando poi a Tokyo 2020: “A 29 anni è ora di debuttare alla Liegi. L’esperienza olimpica di Rio è stata favolosa. Tokyo 2020 è un sogno, il percorso pare molto duro. Ma devo meritare la convocazione”.
Per quanto riguarda la questione Giro o Tour, Aru non si sbilancia, ma non si tira nemmeno indietro, “se ci sarà da fare fatica o doppiare non mi tirerò indietro”, mentre per quanto riguarda gli avversari da tenere d’occhio fa il nome di due giovani: “A livello mondiale la sorpresa sarà Egan Bernal: è un talento straordinario. In Italia credo in Giulio Ciccone: il passaggio nel World Tour può valere il salto di qualità”.
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